jeudi 9 juin 2011

Il calendario

Le origini del calendario.

    L'uomo è l'unico, fra tutte le creature viventi, a non vivere interamente nel presente. Né gli animali, né tanto meno le piante, sono infatti in grado, di ricordare il passato e di fare tesoro dell'esperienza vissuta per programmare ed organizzare il proprio futuro. Ovviamente, le origini del concetto di tempo ci sfuggono completamente, tuttavia non vi è dubbio che debbano essere fatte risalire ad epoche molto remote.

Antiche leggende e scritti di autori di tempi passati parlano di una storia dell’uomo non lineare, ma ciclica. Platone, Ovidio, Esiodo, Manetone, Beroso, Sanchuniathon, gli autori dei Veda, dell’Edda, del Pentateuco, i codici dell’America Centrale, gli annali cinesi e diversi altri testi parlano di civiltà che nacquero e caddero più volte nelle ruote del tempo. La maggior parte delle loro conoscenze andò perduta o dimenticata attraverso le epoche trascorse, o a causa di cataclismi naturali.

Ecco alcune delle tradizioni di cicli dimenticati della preistoria, da diverse parti del mondo.

- gli indios Seneca ricordavano sei epoche;
- gli Zoroastriani dell’antica Persia, nell’opera Bahman Yast, uno dei loro sacri libri detti Avesta, contavano l’esistenza di sette epoche trascorse per il mondo;
- gli enigmatici Etruschi erano conosciuti come esperti nella scienza delle stelle, e dalle loro osservazioni indicavano nei loro libri il passaggio di sette epoche già trascorse;
- i Toltechi parlavano di diversi periodi in cui la terra aveva sofferto di distruzioni, a causa di cataclismi;
- i Kahuna, nelle Hawaii, cantavano ancora i ricordi dei cataclismi delle epoche dimenticate, con fulmini, tempeste e grandi ondate;
- gli antichi islandesi ricordavano in tutto nove mondi di diversi esseri passati sulla terra;
- i cinesi chiamavano Kis le epoche perdute, e contavano dieci Kis dall’inizio del mondo. La loro grande enciclopedia, Sing-li-at-tsiuen-chou, trattava della lunghezza dei vari tipi di cataclismi che periodicamente colpiscono il pianeta e l’umanità;
- i normanni ricordavano molte epoche antiche e la loro distruzione e rinascita nei grandi cicli del tempo;
- gli Oracoli Sibillini, a Roma, parlavano di sette età precedenti e ne profetizzavano ancora due da venire;
- gli Ayyavazhi dell’India meridionale credevano in otto Yukam e ritenevano che oggi ci troviamo nel Dharma Yukam o Ultima Epoca;
- i greci alessandrini conoscevano un lungo periodo, che chiamavano Anno Supremo, alla fine del quale il sole, la luna e tutti i pianeti ritornavano alle loro posizioni originali.
Ciascun Anno Supremo ha un Katak o Grande Inverno, segnato da un Diluvio, e un’Ekpyrosis o Grande Estate che termina in una conflagrazione generale del mondo;
- secondo le antiche tradizioni ebraiche la terra non fu creata una sola volta, ma era già stata creata sei volte prima, per soddisfare il progetto divino. Ogni creazione fu separata dalla successiva da un periodo di caos e di diluvi distruttivi, simili a quello di Noè. La prima terra era chiamata Eretz, la seconda Adamah, la terza Arka, la quarta Harabah, la quinta Yabbasha, la sesta Tevel e quella attuale Heled;
- certe sette islamiche credono che migliaia di epoche o di mondi siano andati e venuti, dei quali il nostro mondo attuale è solo un’espressione. Ciascun mondo comincia con un Adamo ed una Eva, che diventano gli Imam o Gran Maestri per la sua durata, e sono pure gli ultimi sopravviventi che trasferiscono la loro sapienza nel mondo successivo.

- tra i buddhisti tibetani c’è il libro sacro Visuddhi Magga, che comprende un lungo capitolo sui Cicli del Mondo. Esso descrive tre maggiori catastrofi globali, che avvengono periodicamente – una di fuoco, una d’acqua e la terza di vento -. Altre distruzioni erano attribuite al ghiaccio, al disseccamento degli oceani e al fumo che invadeva il mondo, coprendo la luce del sole.

Ma per capire meglio ed avere maggiori dettagli in proposito, vi rimando alla scheda Antiche Conoscenze Perdute, postato qualche mese fà, sempre su questo blog.

Tornando al nostro calendario,abbiamo detto che il periodo di rivoluzione della Terra attorno al Sole si compone di 365,242 giorni solari. Più precisamente esso è uguale a 365 giorni , 5 h 48m 46s .

La suddivisione del tempo in giorni, mesi ed anni ( normali o bisestili ) è regolata dal calendario. Molti sono stati i calendari adottati dall'antichità ad oggi. Essi attribuivano all'anno durate più o meno vicine a quella effettiva: 365 giorni per gli Egizi, 360 per gli antichi Ebrei, 366 per i Romani dopo il regno di Numa Pompilio.
Nei 47 a. C., Giulio Cesare, persuaso che l'anno astronomico fosse di 365d 6h, introdusse il calendario giuliano, secondo il quale ad ogni tre anni civili di 365 giorni doveva seguire un anno bisestile di 366. Con tale calendario, Gennaio e Febbraio che fino ad allora erano stati gli ultimi mesi dell'anno, divennero i primi due. Ecco perchè Settembre, Ottobre, ..., derivano da sette, otto, ..., pur essendo il 9°, il 10°, ..., mese dell'anno.

Nel 1582, papa Gregorio XIII promulgò il calendario gregoriano, per correggere l'errore per eccesso di 11' 14" compiuto da Giulio Cesare nella valutazione dell'anno astronomico. Per far ciò egli confermò la regola secondo la quale gli anni bisestili dovevano essere quelli il cui numero è multiplo di 4; ma introdusse una eccezione riguardante gli anni secolari ( come il 1600, il 1700, ..., il 2000, ...). Per essi stabilì che solo i multipli di 400 dovevano restare bisestili. ( Per cui il 1600, il 2000,...sono bisestili, diversamente dal 1700, dal 1800, ...).
Anche il calendario gregoriano ( tuttora in uso ) è imperfetto, essendo il suo anno medio più lungo dell'anno siderale di 0,0003 giorni. Per questo motivo, a meno di nuove ma improbabili riforme future, nell'ancora molto lontano 4317 si provvederà a ridurre di 1 giorno la durata di quello stesso anno.

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