lunedì 9 maggio 2011

IL CODICE DEGLI DEI - 1° parte

Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle. Era un mattino di Primavera.
Dall’alto del colle vedevamo, nella pianura lontana, sorgere il Sole là dove nell’orizzonte ancora
brillava una luminosa costellazione.
“passano le costellazioni.” Disse Gesù “dopo l’Ariete i Pesci . E poi verrà l’Acquario .
Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”
(Dal Vangelo secondo Tommaso).



PREFAZIONE

Le uniche certezze del passato sono le incertezze.

Sulla terra esisteva già una cultura evoluta anteriormente alle civiltà storicamente accettate, le cui prime testimonianze accertate risalgono al quarto millennio prima di Cristo. Quella civiltà si sarebbe estinta in seguito ad eventi che non conosciamo, ma alcune sue grandi testimonianze ancora rimangono. Tracce della sua cultura sono individuabili nel sapere delle società evolutesi nei millenni successivi, quelle su cui non mancano documenti archeologici e storici.
La civiltà che costruì le tre grandi piramidi di Giza le lasciò praticamente in eredità alle culture che in seguito si istallarono nella valle del Nilo. Un’eredità che comprendeva anche la scrittura geroglifica, la geometria, la matematica, l’ agricoltura e diverse tecnologie che oggi ci appaiono semplici, ma che sostanzialmente sono quelle che hanno dato l’ avvio all’ organizzazione sociale moderna .
La nuova definizione della cronologia di molti monumenti ha apportato notevoli sorprese: la sfinge, attigua alle piramidi, è di almeno cinquemila anni più antica di quanto non si sia creduto fino ad ora; lo proverebbero tra l’ altro i segni dell’ erosione dovuti alla pioggia che, non si spiegherebbero se non ipotizzando l’esposizione al clima molto più umido di oggi, della valle del Nilo diecimila anni or sono.

Risalente ad almeno ottomila anni prima di Cristo è la misteriosa città fortificata i cui resti sono stati ritrovati nella piana di Gerico. Alla medesima epoca risalirebbe la realizzazione in Inghilterra, del tempio di Stonehenge, che è stato dimostrato essere in realtà un vero e proprio osservatorio astronomico, la cui realizzazione richiedeva le conoscenze avanzate sul moto dei pianeti e notevoli capacità matematiche. I monumenti antichi sono i resti di una civiltà arcaica, che si era estesa su tutto il globo grazie a ottime conoscenze nautiche (le famose carte di Piri Reis che descrivono le coste dell’Antartide non coperte dai ghiacci, ne sono testimonianza) e che circa ottomila anni or sono si sarebbe estinta per dare luogo, due millenni dopo , alle prime culture storiche.

L’ idea che la grande piramide di Cheope sia stata costruita intorno al 2550 a.c. come tomba per il faraone Cheope (già messa in dubbio in base a valutazioni geologiche), sarebbe ormai smentita dalla scoperta del proprio allineamento, assieme alle altre due piramidi con le stelle di Orione, cosi come erano visibili in epoca molto più antica: il 10450 a.c. Tutta l’architettura delle piramidi della piana di Giza sembra combaciare con una situazione astronomica che riporta ad epoche assai più remote di quelle riconosciute dalla storia ufficiale. Gli effetti astronomici della precessione degli equinozi ed il movimento, in cui si susseguono erano noti migliaia di anni fà.

Questa è la conclusione verso la quale ci spingono le osservazioni circa l’orientamento dei templi, monumenti, tombe e intere città perfettamente coincidenti con corrispettivi corpi celesti di riferimento in certe date stabilite. L’archeoastronoma ed Egittologa Jane B.Sellers dell’istituto Orientale dell’università di Chicago ha evidenziato come nel mito di Osiride, risalente almeno al 1450 a.c. (testi delle piramidi ) siano contenuti i numeri necessari per il calcolo della precessione degli equinozi, con un grado di precisione superiore a quello ottenuto da Ipparco nel I secolo A.C.. Tutte le civiltà antiche identificavano il sole con l’aspetto legato al suo sorgere durante l’equinozio di primavera in corrispondenza di una determinata costellazione zodiacale. Ogni 2160 anni, passando da una casa zodiacale all’altra, il sole garantiva un computo temporale preciso per i popoli che basavano proprio sullo scorrere del sole lungo l’orizzonte i loro ritmi vitali. Tutte le culture antiche hanno inglobato questo sistema nei loro miti e lo hanno presentato nelle loro divinità principali. Non solo le forme di arte e di architettura sacra contengono i riferimenti legati alla precessione degli equinozi, ma anche nei miti, nelle leggende e nelle storie tramandate oralmente e in forma scritta compare una conoscenza astronomica precisa e con la consapevolezza del fenomeno astronomico precessionale.

Il professor Giorgio de Santillana e la dottoressa Herta von Dechend affermano che almeno dal 7000 a.c. nel mondo esistevano conoscenze astronomiche e scientifiche e che tale sapienza utilizzava convenzioni mitologiche per esprimerle. Inoltre gli antichi scienziati utilizzavano un codice numerico precessionale, presente in tutti i miti e nell’architettura sacra di tutto il nostro pianeta. Un grado precessionale è stato calcolato dalla scienza ufficiale in 71,6 anni .Essendo la mitologia basata su simbologie umane o animali, difficilmente avrebbe potuto adottare come riferimento un numero decimale, ma poteva servirsi dello stesso numero arrotondato per eccesso: il 72. Il numero che domina il codice precessionale è il 72, dal quale si possono ottenere una serie di altri numeri collegati logicamente tra loro. Dividendo per 2 il 36, sommandolo al 72 si ottiene il 108, moltiplicare questi numeri per 10, 100 o 1000 e ottenere il 360 il 3600 il 36000 o il 720 il 7200 il 72000. Il 108 che corrisponde a un grado e mezzo precessionale può essere diviso per 2 e dare 54 o i suoi multipli 540, 5400, 54000. Un altro numero che nel codice precessionale prende molta importanza e’ il 2160 (il numero di anni che necessita al sole per attraversare completamente un segno zodiacale). Diviso per 10 forma il 216 e moltiplicato per 10 il 2160, ancora moltiplicato per 2 dà il 4320 ed i suoi multipli (il 43200 o il 432000). I numeri del codice precessionale affiorano in tutta la mitologia mondiale e architettura sacra in molteplici forme, così come citato di seguito.

- L’apocalisse nordicail crepuscolo degli Dei “ fornisce il numero dei guerrieri che escono dal Walhalla per combattere contro il “lupo” il loro numero è 432.000.
- L’altare sacro indiano è costruito con 10800 mattoni.
- Nel più antico dei testi vedici ( Rig-Veda ) ogni strofa è composta da 40 sillabe per un totale di 432.000 .
- Lo storico Babilonese Berosso fissò la data del periodo compreso fra la creazione e la distruzione universale in 2.160.000 anni.
- Nella cabala ebraica sono nominati 72 angeli attraverso i quali i poteri divini ( Sephirot ) possono essere invocati.
- La tradizione Rosacrociana parla di cicli di 108 anni in relazione ai quali l’influenza della confraternita si rivela.
- Nell’ apocalisse di San Giovanni il numero 144.000 appare ben tre volte come vedremo nel corso del libro e addirittura una volta il numero 144.
- Nel lungo computo maya appaiono cicli di tempo di 7200 giorni (katun) 360 giorni (Tun) 720 giorni (2tun) 720.000 giorni (Baktun) .
- In India i testi sacri chiamati “ Purana ” raccontano di quattro età della terra chiamate Yuga che insieme formano 12000 anni divini. Le durate di queste quattro epoche sono di 4800 anni (Krita – Yuga) di 3600 anni (Tetra _Yuga) di 2400 anni (Davpara _Yuga) e di 1.200 anni (Kali- Yuga).
- Nel mito egiziano di Osiride si narra che durante uno dei suoi viaggi compiuti nel mondo per diffondere i benefici delle civiltà alle altre regioni della terra, 72 uomini della sua corte, capeggiati da Seth, cospirarono contro di lui.
- Le cappelle del sacro Graal per la tradizione cristiana sono 72.
- 72 sono i principi del diavolo.
- Ad Angkor Thom, il muro del Bayon è sormontato da 54 torri, ognuna con 4 figure scolpite per un totale di 216 raffigurazioni, il cortile principale è circondato da un muro che presenta 5 porte di accesso ognuna delle quali attraversate da altrettanti ponti costeggiati da una doppia fila di imponenti figure scolpite 54 deva e 54 asura per un totale di 108 immagini per ponte e un totale di 540 raffigurazioni.

Angkor Thom costituisce un enorme modello del ciclo precessionale. Per comprendere questa raffigurazione nella sua interezza dobbiamo esaminare il concetto di Mito come messaggio figurato che, avvalendosi di simbologie e tecniche espressive particolari, trasforma la sfera celeste in un vasto e complesso congegno. Come la ruota di un gigantesco mulino, questa macchina gira all’infinito ed i suoi movimenti sono calibrati dal sole che prima sorge in una costellazione poi in un’ altra e cosi’ via per tutto l’ anno. I quattro punti chiave dell’ anno sono rappresentati dagli equinozi e dai solstizi ed in ciascun punto si vede sorgere il sole in una costellazione diversa. Attualmente sorge nei Pesci all’ equinozio di primavera, nella Vergine all’ equinozio di autunno, nei Gemelli nel solstizio d’ inverno e nel Sagittario nel solstizio d’ estate.
Fra breve, a causa della precessione degli equinozi, il punto vernale equinozio di primavera passerà dai Pesci all’ Acquario ed anche per quanto riguarda gli altri, da Vergine a Gemelli, da Sagittario a Leone e da Toro a Scorpione.
Per usare le parole del professor de Santillana: “La gigantesca macchina del cielo cambierà faticosamente marcia.” Questo spostamento dei meccanismi celesti viene simboleggiato ad Angkor e rappresenta, con il linguaggio figurato del mito, la transizione da un’era del mondo all’altra. Questo spostamento si sforza di causare gli Asura e i deva tirando le spire di Vasuki, il serpente naga, attorno il perno del monte Mandera; quest’ultimo poggia su una gigantesca tartaruga di nome kurma.

La scena descritta può essere ammirata nella galleria principale di Angkor Wat, un pannello di quasi 50 metri recante la famosa raffigurazione mitologica indù nota come frullatura dell’ oceano del latte; la stessa scena e’ rappresentata lungo i ponti di accesso di Angkor Thom da file di imponenti figure di pietra che tirano appunto un serpente Naga.
In Egitto la controparte degli Asura e dei Deva sono le divinità Horus e Set che dopo l’uccisione di Osiride lottano per 80 anni, per consolidare una nuova epoca del mondo. Vi sono infatti raffigurazioni delle due divinità che tirano i due capi di una corda avvolta in un trapano facendola ruotare ed imitando simbolicamente la precessione degli equinozi.
Altre rappresentazioni mitologiche riferite alla macchina celeste si possono ritrovare altrove: tra gli Dei adorati dalla popolazione Maya vi erano 4 fratelli detti Bacab posti dal Dio creatore ai quattro angoli della terra per sostenere i cieli ed evitare che cadessero. Si dice anche che essi fuggirono quando il mondo fu distrutto dal diluvio. L’ immagine dei quattro fratelli rappresenta il sistema di coordinate di un’ età astrologica: essi corrispondono alle quattro costellazioni che ospitano i quattro punti chiave dell’ anno astronomico costituiti dagli equinozi e solstizi. La simbolica figura del mulino rispecchia perfettamente quella della macchina celeste della precessione equinoziale.
Amlodhi, nella leggenda islandese, era in possesso di una macina favolosa dalla quale un tempo uscivano oro, pace ed abbondanza. Due fanciulle giganti facevano funzionare questa macina come nessuna forza umana poteva far funzionare. Per una serie di circostanze avverse le due fanciulle furono costrette a lavorare incessantemente giorno e notte. Esasperate ed incollerite un giorno decisero di far ruotare all’ impazzata il congegno fino a scardinarlo, rompendo i supporti metallici che lo trattenevano. Il tema della distruzione del pilastro o di un’ asse e’ ripreso in abbondanza in tutta la mitologia: basti pensare alla leggenda di Sansone legato ad alcune colonne, il quale ne provoca lo spostamento, la rottura, ottenendo come le due gigantesse la propria vendetta.

Leggende simili si trovano in Giappone, Nuova Zelanda in Finlandia dove il mulino è chiamato Sampo ed Amlodhi è Kullervo . La sequenza di numeri precessionali 54, 72, 108, 144, 180, 216 ecc. può essere riscontrata in un’ altra sorprendente manifestazione. Si deve infatti a Graham Hancock la sorprendente scoperta dell’ esistenza di una rete di monumenti e siti disposti su di una griglia di cordinate di latitudine e longitudine, legate alla sequenza precessionale.

Tra Giza ed Angkor vi sono 72 gradi di longitudine, tra Pompei ed Angkor ve ne sono 54 . Nelle isole di Kiribati (72 gradi da Angkor e 180 da Giza )sono state scoperte strutture allineate astronomicamente. Va infatti ricordato che a 144 gradi di logitudine da Angkor, su quella che attualmente è l’isola di Pasqua, inquietanti statue giganti osservano il cielo da moltissimo tempo.
Inseriamo a quanto sopracitato, che, le tre piramidi della piana di Giza in Egitto come hanno dimostrato Robert Bauval e Graham Hancok, rispecchiano esattamente per posizione e magnitudo le tre stelle della cintura di Orione nel 10450 a.c. all’alba dell’equinozio di primavera.
In quella data e in quella ora le tre stelle della cintura di Orione si trovavano nel punto più basso del loro ciclo precessionale. La stessa data, il 10450 a.c., viene fermata anche nella terra di Cambogia dove il tempio di Angkor rispecchia il cielo che precessionalmente parlando si vedeva in quella fatidica data.

Per quale motivo varie antiche civiltà, distanti geograficamente, cercano di indicarci una stessa precisa epoca di riferimento, attraverso la collocazione di mastodontici monumenti, allineati astronomicamente ed inserendo in tutta la mitologia i numeri chiave per comprendere e calcolare la precessione degli equinozi ? Esiste un messaggio che queste antiche popolazioni volevano tramandare alle generazioni future ? Sicuramente era qualcosa di straordinaria importanza per spingere questi uomini a simili imprese.

Osservazioni astronomiche cosi’ accurate potrebbero aver portato a conoscenza di qualche terribile segreto i nostri incredibili antenati. Segnali di calamita’ spesso ricorrenti sono ben noti, basti pensare ai 520 miti riguardanti il diluvio universale, estinzioni di massa, glaciazioni sembrerebbero avvalorare questa ipotesi.
Il messaggio nascosto nella pietra dai nostri antenati, i disperati tentativi di comunicare qualcosa d’importante attraverso simbologie e miti, strumenti idonei a cavalcare le ali del tempo, sembrano suggerirci tale interpretazione. Partendo dalle scoperte del professor De Santillana, di Robert Bauval , Graham Hancock e tanti altri studiosi non appartenenti alla ortodossia scientifica, sono riuscito a decodificare questo importante messaggio e la cosa più sorprendente e’ stata quella di accorgermi che questo messaggio era ben vivo a partire dal medio-evo fino ad arrivare all’ inizio del nostro secolo.

Possa la nostra civiltà fare buon uso di questo grande segno di amore e saggezza che arriva dal profondo passato.

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